Niente è lasciato al caso, nella Germania che già tre anni fa si dibatteva tra accettazione dell’altro e rifiuto del diverso. Gli uomini e le donne rappresentate nei disegni appartengono a varie etnie. La mano che si allunga verso il corpo della donna, per esempio, è bianca.
“Grazie“. Scritto proprio così, in italiano. Stampato a chiare lettere sul coperchio di un bidone della spazzatura all’uscita di un autogrill. Un autogrill in Austria. Era un invito chiarissimo, non fraintendibile: in quanto italiana, secondo i gestori di quell’area di sosta avrei avuto bisogno di uno stimolo in più per ricordarmi di non abbandonare i miei rifiuti sul ciglio dell’autostrada. Sul momento, è chiaro, fu piuttosto irritante. Ma una parte di me sapeva che quell’esortazione, scritta nella mia lingua, aveva un senso. E rispondeva a precise ragioni legate (anche) alla civile convivenza.
Ripenso a questo episodio mentre leggo, sulla Berliner Zeitung, la notizia della decisione presa da un complesso di piscine di Monaco di pubblicare una lista di regole di comportamento in otto lingue. Tedesco, inglese, francese, arabo, albanese e urdu tra le altre. Il fatto risale al 2013, ma gli eventi di Colonia (e le recenti polemiche sulla stampa tedesca) hanno reso l’iniziativa nuovamente attuale. Perché almeno tre delle tredici regole della piscina si riferiscono alle donne, e al comportamento da tenere nei loro confronti.
“Rispettate gli ordini del personale. Che a impartirli sia un uomo o una donna è uguale”, dice la numero 10. “Nessuna aggressione fisica o verbale nei confronti di una donna sarà tollerata”, sancisce la 12. E poiché ogni regola è corredata da un disegno, il messaggio è chiaro: la vignetta raffigura una donna in bikini minacciata da una mano maschile che si allunga verso di lei.
Niente è lasciato al caso, nella Germania che già tre anni fa si dibatteva tra accettazione dell’altro e rifiuto del diverso. Gli uomini e le donne rappresentate nei disegni appartengono a varie etnie. La mano che si allunga verso il corpo della donna, per esempio, è bianca. “È una scelta voluta – spiegava nel 2013 la direttrice del complesso, Christine Kugler – non volevamo trasmettere l’idea che a commettere questo tipo di azioni fossero in particolare gli ospiti non caucasici. Non ci risulta che lo facciano più degli altri”. Si tratta quindi di una regola destinata agli uomini. A tutti gli uomini in generale, indipendentemente da etnia, religione o provenienza. È seccante ammetterlo. Ma evidentemente hanno bisogno di uno stimolo in più, in quanto maschi, per ricordarsi che le donne non vanno offese. Nemmeno in piscina.
La terza regola che ha a che fare con le donne è altrettanto interessante. “La donna va sempre rispettata, qualsiasi costume indossi” dice la 9, accompagnata dall’immagine di tre ragazze in bikini, costume intero e burkini. A chi si rivolge questa esortazione? A tutti, probabilmente. Perché i preconcetti sono duri a morire, e una parte di noi lo sa bene: in quanto esseri umani abbiamo ancora bisogno che qualcuno ci ricordi che essere rispettati, e non discriminati, è un diritto fondamentale dell’uomo.
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