Con l’appello Mai più complici e con l’azione che ne è conseguita sappiamo di aver dato un segnale innovativo in due direzioni: verso le Istituzioni e verso l’opinione diffusa nel mondo delle donne a noi più vicino. Alle Istituzioni abbiamo infatti chiesto di non considerare più l’ambito domestico come luogo appartato; abbiamo chiesto anzi di considerarlo trasparente. Un fatto delittuoso che si svolga in casa non può essere considerato per ciò stesso meno grave, se non addirittura sottratto alla legge. È anzi più grave, noi diciamo, proprio perché si svolge laddove ci si vorrebbe sentire protetti.
Siamo consapevoli che chiedere più rigore o addirittura l’innalzamento della pena per femminicidio e violenza in ambito familiare sconcerta l’opinione di molti e molte. Ce ne dispiace, ma a nostro avviso la posta in gioco è alta: dare compimento a un cammino cominciato nel nostro Paese con l’abolizione del delitto d’onore e al contempo dare esecutività alle direttive di Istanbul. Non ci stupiamo di incontrare resistenze e contrarietà persino nel mondo delle donne a noi contiguo. Accade di avere visioni e strategie diverse. Discutiamone. Ma non valichiamo alcuni confini. Tutte e tutti dobbiamo saperlo: per avere accesso al discorso pubblico va bandito con nettezza il linguaggio della stigmatizzazione e dell’insulto.
Superati limiti della misura e della decenza @FabriziaGiulian @robertatrucco1 @cristinafavati @AntonellaGramig @snoqgenova @ritacavallari1 pic.twitter.com/283VWHdNc1
— SenonoraquandoLibere (@Snoq_Libere) February 2, 2017
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