“…è tempo di cambiare il pensiero, ancora molto diffuso, secondo cui una donna si realizza solo facendo la madre.”, hanno scritto Alessandra Minello, Eleonora Meli e Valentina Tocchioni in un articolo apparso lo scorso 26 febbraio su InGenere.it La nostra Francesca Izzo rilancia con altre riflessioni e una domanda fondamentale:
Il 45,4% delle donne di età compresa tra 18 e 49 anni è senza figli. Il 22,2% delle donne senza figli dichiara che non…
Pubblicato da InGenere Web-magazine su Mercoledì 27 febbraio 2019
Superato il fastidio per il titolo –Figli, no grazie– che strizza l’occhio alla scelta di donne ritenute le più emancipate e libere da norme tradizionali, ho letto con attenzione l’articolo apparso su inGenere sull’argomento e ne ho tratto alcune considerazioni. Eccole.
- I dati riportati e commentati dalle autrici danno un quadro realistico delle scelte, delle paure e desideri, dei meccanismi di difesa delle donne italiane. L’Italia nel 2017 si colloca all’ultimo posto in Europa per nascite ogni mille abitanti (7,6 rispetto all’Irlanda al primo posto con il 12,9): le condizioni sociali e culturali nel nostro paese rendono un atto di eroismo la maternità.
- Le ricerche confermano che le donne più giovani e culturalmente più dotate si stanno adattando a una situazione che rende impossibile, se non a costo di enormi sacrifici, avere una vita affettiva e lavorativa soddisfacente e avere dei bambini. In che modo? Innalzando la bandiera della libertà di non fare figli, rifiutando “le norme culturali tradizionali”, insomma facendo di necessità virtù, la virtù del rifiuto della maternità.
- Dinanzi a questo dato le autrici avvertono “l’urgenza di ridefinire il pensiero, ancora oggi molto diffuso, secondo cui una donna si realizza a pieno solo nel ruolo genitoriale, verso un più adeguato riconoscimento della realizzazione personale delle donne nella sfera lavorativa e/o familiare”. È un’urgenza condivisibile, solo una domanda però: in che direzione puntare il pensiero?
Io penso che solo una rivoluzione nel modo di concepire la maternità – non più destino naturale o sociale ma espressione della piena libertà femminile – possa cambiare le cose. Possa invertire la tendenza –non solo italiana ma dell’intero Occidente– a impedire la piena libertà delle donne, spingendole a fare “come gli uomini”. Il declino che si profila non è solo demografico ma della vitalità culturale del nostro mondo.
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