Sarebbe una buona cosa se il governo che sta per insediarsi e le forze politiche che lo sostengono, meditassero su un interessante sondaggio di Alessandra Ghisleri sugli orientamenti delle donne italiane. Viene fuori che solo 1 donna su 5 crede nel nuovo governo e che, nelle intenzioni di voto degli ultimi mesi, le indecise tra le donne sono il 60%. Secondo la sondaggista, “il gentil sesso è arrabbiato con la politica, molto più dei maschi”.
Inoltre, continua Ghisleri, “se da una parte risulta stabile l’astensione e l’indecisione delle donne rispetto a quella dei maschi, dall’altra si registra la grande adesione femminile alla Lega (35%)”. Dato, quest’ultimo, “stabile dalle politiche del 4 marzo 2018 e che si è rafforzato in questo anno e mezzo di governo e con la crisi”. Eppure, non molti anni addietro gli orientamenti delle italiane erano sensibilmente diversi: erano più coinvolte e più aperte alla speranza. Cosa è accaduto?
La politica “riformista” si è dimenticata di loro, della necessità di progettare cambiamenti profondi che adeguassero la vita sociale alle esigenze di donne che studiano, lavorano (o vi aspirano), vogliono far carriera e avere una famiglia. La destra ha risposto a suo modo, con l’offerta della sicurezza fuori casa e della restaurazione dentro. Ebbene, si parla spesso di crisi della rappresentanza, sarebbe opportuno ricordarsi della silenziosa secessione delle donne.
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