Il rifiuto del ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, di partecipare ad un tavolo virtuale sulla ‘ripartenza’, perché i relatori erano tutti uomini, è un fatto importante. Non solo perché il rifiuto viene da un uomo, ma anche perché è un ministro nel pieno dei suoi poteri.
Nelle sue motivazioni Provenzano dice: non lo faccio “per l’immagine di uno squilibrio, ma di una rimozione di genere”. Appunto, una ‘rimozione’ che tende a cancellare la differenza donna-uomo perché non si sa come confrontarsi con essa. E quindi si tende a metterla sullo stesso piano di tutte le altre differenze, dimenticando che le donne non sono una minoranza, ma la maggioranza della popolazione italiana e mondiale.
#daleggere intervista del #Ministro per il #Sud @peppeprovenzano, diserta appuntamento con solo invitati maschi, 14 su 14 “ho provato disagio” “una vera e propria rimozione di genere”. E a @la_kuzzo su @repubblica spiega il perché 👏🏻👏🏻👏🏻@lauracremolini pic.twitter.com/GryqJ4cdRn
— SilviaGrassi (@SilvyGrassi) June 9, 2020
Sta proprio nell’indissolubile legame tra democrazia e un nuovo patto sociale, il valore di questo rifiuto. La democrazia paritaria non è questione minore, da confinare nella sfera della libertà di coscienza o che riguarda solo le donne. La democrazia paritaria è la presa d’atto che la società è fatta di uomini e donne; e, quindi, è una fondamentale riforma del sistema politico istituzionale di una Nazione per assicurare la sua coesione.
In parità verso la crescita economica e demografica
Di fronte ai traumi che la pandemia ha prodotto, bisogna saper guardare con occhi nuovi alla lunga permanenza delle disparità tra uomini e donne. Ciò significa, in particolare, cominciare a mettere mano alle tante distorsioni e manchevolezze che sussistono in termini di salari, congedi, prestazioni familiari, organizzazione del lavoro, servizi per bambini e anziani, regolazione di orari e tempi, non solo di lavoro ma anche di vita, e della condivisione, cioè di una più equa spartizione di ruoli e compiti di cura all’interno della famiglia.
Su questi temi, un’inversione di tendenza rappresenta l’altra faccia di una politica verso la crescita economica, demografica; e anche di una politica più equa nella redistribuzione della ricchezza per uscire dalla crisi e ridare fiducia.
Un sistema maschile in crisi
Questo è tanto più necessario proprio perché le scelte che fino ad oggi sono state fatte non sono all’altezza delle aspettative e speranze delle donne. Al Paese, dominato dal potere maschile, non è stata data la capacità di promuovere una grande risposta politica, una visione politica, culturale, sociale alla crisi, che certo è innanzitutto sanitaria e economica, ma anche di un sistema maschile, incapace di prendere in considerazione la giovane libertà femminile.
Per la ‘ripartenza’ e la coesione nazionale non si possono più tenere fuori le donne, o comunque ripetere gli accomodamenti del passato; vale a dire, uomini che discutono fra loro per poi concedere alle donne delle briciole. Quel tempo è passato! Le donne devono poter prendere in mano il loro destino e quello dell’Italia alla pari.
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